Dry Lab e Wet Lab: il cuore dell’addestramento in chirurgia robotica

L’introduzione della chirurgia robotica in ambito generale ha portato con sé non solo una rivoluzione tecnologica, ma anche la necessità di una formazione più strutturata, rigorosa e progressiva. A differenza della chirurgia tradizionale, infatti, il passaggio dalla teoria alla sala operatoria richiede un vero e proprio percorso di addestramento tecnico e mentale, in cui ogni gesto viene analizzato, corretto e consolidato.

È in questo contesto che assumono un ruolo fondamentale il Dry Lab e il Wet Lab, due pilastri dell’esperienza didattica offerta dal nostro Master.

Nel Dry Lab, i discenti hanno la possibilità di esercitarsi con simulatori di ultima generazione e modelli inanimati, replicando fedelmente le fasi di un intervento chirurgico robotico. Ogni sessione è progettata per sviluppare in modo progressivo abilità essenziali come il posizionamento dei trocar, l’utilizzo coordinato degli strumenti, la gestione del campo operatorio e la familiarità con l’interfaccia robotica. Il tutto in un ambiente privo di rischi clinici, ma estremamente realistico.

Il Wet Lab, invece, rappresenta il livello successivo della formazione: qui gli allievi lavorano su modelli animali, affrontando situazioni operative che richiedono una combinazione di precisione tecnica, capacità decisionale e gestione delle variabili intraoperatorie. L’obiettivo non è solo replicare la tecnica, ma apprendere come affrontare le complessità della chirurgia robotica nel modo più sicuro ed efficace possibile.

A rendere davvero efficace questo sistema è il tutoraggio attivo dei proctor esperti, che guidano ogni fase, correggono gli errori e stimolano il ragionamento critico. Inoltre, il nostro Master prevede valutazioni oggettive e soggettive, che permettono a ciascun discente di monitorare i propri progressi, confrontarsi con standard internazionali e ricevere feedback costruttivi per migliorare.

La combinazione tra Dry e Wet Lab non è solo un passaggio formativo: è un’esperienza trasformativa. È lì che la tecnica incontra l’autoconsapevolezza, e che lo studente diventa chirurgo.

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